La parola diastasi significa allontanamento permanente di superfici muscolari od ossee normalmente contigue. La diastasi addominale, conosciuta anche come diastasi dei retti addominali, consiste nella separazione eccessiva della parte destra dalla parte sinistra del muscolo retto addominale, le quali si allargano, allontanandosi della linea mediana (o linea alba). Quest’ultima è una sottile banda di tessuto connettivo, priva di nervi e vasi sanguigni, che si sviluppa longitudinalmente da sotto lo sterno fino alle ossa del bacino e che separa i due muscoli retti addominali.

Diastasi

Il segno caratteristico della diastasi addominale è una cresta longitudinale, che va dal processo xifoideo dello sterno all'ombelico.

Si parla di diastasi addominale quando la distanza tra la fascia destra del retto addominale e quella sinistra sia superiore a 2 cm. In particolare, può essere classificata come di seguito:

  • inferiore a 3 cm: diastasi di grado lieve
  • tra i 3 e i 5 cm: diastasi di grado moderato
  • maggiore di 5 cm: diastasi di grado severo

Non si tratta necessariamente di una condizione patologica, infatti in situazioni come la gravidanza l’addome può distendersi e aumentare la sua capacità contenitiva, in seguito allo stiramento del muscolo retto addominale, operato, dall'interno, dall'utero in continuo accrescimento.

Di norma, è una condizione che si risolve naturalmente entro le prime 8/12 settimane dopo il parto, fino anche a 6 mesi. Se però l’aspetto rilassato e globoso dell’addome non regredisce entro il primo anno dal parto e si accompagna ad una serie di sintomi fisici importanti e non solo estetici, è probabile che si sia in presenza di una diastasi addominale post parto.

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Quindi la diastasi è una condizione fisiologica che può diventare patologica quando non si verifica un completo ritorno alle condizioni di partenza.

Gli episodi di diastasi addominale, oltre alle donne incinte, riguardano anche i neonati: in questo caso la condizione è dovuta a uno sviluppo incompleto del muscolo retto addominale.

È una patologia molto frequente che può interessare anche persone anziane, chi è in forte sovrappeso e chi pratica un’attività fisica troppo intensa. In alcuni casi la diastasi addominale è congenita, ciò fa sì che anche gli uomini siano soggetti a questa patologia.

La mancata conoscenza di questa patologia, facilmente diagnosticabile durante una semplice visita medica di routine, porta molte persone a credere che la caratteristica pancia a forma di pera sia sintomo di gonfiore addominale.

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In realtà si tratta di un deficit funzionale dei muscoli addominali, i quali hanno l’importante funzione di supportare e proteggere i visceri che sono presenti all’interno. Quando si verifica una perdita della funzione contenitiva della guaina tendinea che avvolge i due muscoli retti addominali, può provocare un’esposizione diretta dei visceri, esponendoli a un rischio maggiore di un eventuale trauma.

Quindi, lungi dall’essere solo una mera questione estetica, la diastasi addominale è una condizione che pesa sulla qualità della vita sia in termini di salute fisica sia psicologica.

Diastasi addominale in gravidanza

Varie sono le cause della diastasi addominale. La prima è la gravidanza, per la sua capacità di determinare un rapido e importante aumento del volume addominale che distende il muscolo retto in maniera significativa.

Gravidanza 2

La causa è dovuta principalmente allo stiramento del muscolo retto addominale per la pressione esercitata dall’interno dal continuo accrescimento dell’utero e del feto che favoriscono l’assottigliamento dei tessuti connettivi con la formazione della linea alba. Queste modificazioni possono portare ad una riduzione della forza, problematica che interessa in particolare il muscolo retto dell’addome e comportare una serie di deficit funzionali nell’area bassa del tronco.

Di norma, è una condizione fisiologica che si risolve naturalmente entro le prime 8/12 settimane dopo il parto, fino anche a 6 mesi. Si parla invece di diastasi patologica quando la perdita di elasticità della porzione centrale è tale che i muscoli non tornano correttamente in posizione.

Se la diastasi addominale insorge durante una gravidanza, ci sono maggiori probabilità che si ripresenti anche nelle successive. Lo sviluppo di questa separazione durante l’attesa non è prevedibile.

Anche se purtroppo la causa di questa separazione durante la gravidanza non è prevedibile, sono stati comunque rilevati dei fattori di rischio:

  • età della gestante superiore ai 35 anni;
  • gravidanze gemellari;
  • precedenti gestazioni;
  • taglio cesareo;
  • aumento di peso;
  • feto con un peso elevato.

Diastasi addominale negli uomini

Negli uomini l’insorgenza di questa patologia è correlata principalmente all’aumentare dell’età. Infatti, gli episodi di diastasi addominale colpiscono generalmente il sesso maschile verso la quinta decade di vita.

Altri fattori di rischio per lo sviluppo della diastasi addominale negli uomini sono correlati a fluttuazioni del peso corporeo, a sovrappeso, ad attività sedentarie che richiedono di passare molto tempo in posizione seduta e a debolezza familiare dei muscoli addominali. All’opposto, la diastasi può interessare anche chi fa lavori fisici pesanti e svolge attività fisica troppo intensa.

Diastasi addominale nei neonati

La diastasi può essere riscontrata sia nei bambini che nei neonati e può anche presentarsi come una condizione congenita, ovvero presente sin dalla nascita.

NEonato

Questa condizione è principalmente dovuta ad una riduzione dell’attività dei muscoli addominali, mentre in alcuni casi la distensione della linea alba è imputabile ad un deficit della struttura del collagene, di cui è parzialmente composta.

Nei neonati e nei bambini di solito si può notare un piccolo rigonfiamento, simile ad una cresta, che si estende dal processo xifoideo, che si trova nello sterno, fino ad arrivare all’ombelico. Si nota maggiormente in posizione seduta, perché è presente la contrazione di diversi muscoli addominali, tra cui quella del muscolo retto dell’addome.
Quando il bambino è disteso ed i muscoli dell’addome si trovano in una condizione di rilassamento, per individuarla è possibile, lungo la linea mediana, palpare delicatamente i bordi delle due porzioni del muscolo retto dell’addome.

Nei bambini è piuttosto frequente e tende a risolversi spontaneamente nei primi anni di vita. Tuttavia, in rarissime eccezioni, può verificarsi l’insorgenza di ernia ombelicale o ventrale, per le quali risulta necessario intervenire chirurgicamente.

Bambino

Ulteriori fattori di rischio sono:

  • Obesità e aumento di peso: mettere su molti chili, soprattutto nella zona dell’addome, determina una distensione della parete addominale e un conseguente deficit delle sue funzioni contenitive. È importante ricordare che la linea alba, per le peculiarità del tessuto che la costituisce, non è elastica.
  • Eccessiva attività fisica: sforzi eccessivi o un’attività sportiva inadeguata possono favorire l’instaurarsi di una distensione addominale da sforzo. Ad esempio, chi fa un’attività intensa come il body building può riscontrare la diastasi del retto addominale.
  • Età: la vecchiaia soprattutto porta a modificazioni della struttura di alcuni tessuti, dando come risultato una maggiore lassità, che comporta una facilitazione ed una minore resistenza alla distensione.
  • Tosse cronica: causata dal fumo o da patologie croniche comportano un costante e ripetuto sforzo dei muscoli della parete addominale. Lo stesso vale anche per altre malattie che provocano conati intensi di vomito

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Le funzioni ed il coinvolgimento della parete anteriore del tronco sono molteplici ed è quindi possibile trovarsi di fronte a sintomi di varia natura, sia estetici che funzionali.

Sebbene la percezione estetica sia diversa dalla sintomatologia clinica, è importante non sottovalutarla, perché potrebbe portare ad avvertire un senso di disagio e di prostrazione.

I sintomi che la diastasi dei retti può provocare sono:

  • Comparsa di una cresta mediana quando si flette l’addome: il segno caratteristico della diastasi addominale è una sorta di cresta (o “pinna”) che si forma in corrispondenza della linea alba e che va dal processo xifoideo dello sterno all'ombelico, che si manifesta più evidentemente con la tensione dei muscoli dell’addome.
  • Gonfiore addominale: una volta che i muscoli addominali perdono la loro efficacia e non sono più in grado di contenere la pressione degli organi endoaddominali, in alcuni casi si riscontra un eccessivo gonfiore addominale, specialmente dopo i pasti.
  • Dolori alla schiena: una sintomatologia spesso riferita è il dolore alla zona lombare dovuto al cambiamento dell’atteggiamento del bacino per l’eccessivo inarcamento della colonna lombare, causando per l’appunto una postura da iperlordosi.
  • Incontinenza: è possibile avere episodi di incontinenza, maggiormente associati a disfunzioni del pavimento pelvico.
  • Ernia: è possibile riscontrare la presenza di una o più ernie mediane, soprattutto ombelicali, dovute,alla debolezza della linea alba, non più in grado di sostenere in maniera ottimale la pressione intra-addominale.
  • Difficoltà digestive e difficoltà respiratorie: questo tipo di disturbi, a volte accompagnati da nausea,si possono verificare in quanto i muscoli della parete addominale partecipano a questi processi e ne facilitano l’esecuzione.
  • Peristalsi molto evidente a occhio nudo.
  • Senso di pesantezza al pavimento pelvico.

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Se trascurata, la diastasi addominale può portare anche a una serie di complicanze, tra cui:

  • Ernia mediana o ernie multiple: l’assottigliamento e la distensione della linea alba è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di ernie della linea mediana, che possono essere ombelicali ed epigastriche (minori di 2 cm). Si sviluppano nel 45% dei casi di diastasi addominale e, se sono presenti queste due condizioni, è consigliabile ricorrere alla chirurgia correttiva di entrambe le patologie nello stesso momento.
  • Laparocele: è una particolare tipologia di ernia conseguente ad una operazione chirurgica che si verifica quando, dopo l’intervento in assenza di sutura diretta del muscolo retto dell’addome, c’è un cedimento della sutura mediana.
  • Lesione muscolare: si può verificare a carico della lamina aponeurotica che congiunge il muscolo retto dell’addome con la linea alba.

Per valutare correttamente la diastasi dei retti addominali è senz’altro necessaria una visita clinica, che attesti la distanza tra i due muscoli. In genere, i medici diagnosticano la diastasi addominale attraverso il solo esame obiettivo. Quest’ultimo è l'insieme di manovre diagnostiche, effettuate dal medico, per verificare la presenza o assenza, nel paziente, dei segni indicativi di una condizione anomala.

Visita medica

Nei casi dubbi, è indicato eseguire una ecografia della parete addominale, utile ad evidenziare l’eventuale presenza della distensione della linea mediana e se questa distensione è superiore a 2 cm.

Su indicazione del medico è possibile eseguire anche una risonanza magnetica o TAC, che risultano essere più precise, in quanto spesso i segni possono essere riconducibili anche a un’ernia epigastrica o a un’ernia addominale particolare, chiamata laparocele.

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La diastasi dei retti addominali è una patologia ancora poco conosciuta nonostante la sua diffusione. Si calcola infatti che circa il 30% delle donne dopo la gravidanza ne siano colpite.

Gravidanza

Di norma, nelle donne incinte la diastasi addominale non richiede, solitamente, alcun trattamento. La risoluzione spontanea di questa condizione è possibile entro le prime 8/12 settimane che seguono il parto. Secondo alcuni esperti, è possibile accelerare il processo di risoluzione ricorrendo ad alcuni esercizi di fisioterapia.
In presenza di una diastasi lieve-moderata possono essere effettuati esercizi fisici o di respirazione dei muscoli addominali. Al contrario, se si ha di fronte un quadro di diastasi grave, ossia al di sopra dei 5,5-6,0 cm, sarebbe meglio rivolgersi a uno specialista prima di cimentarsi in manovre che potrebbero aumentare la debolezza della parete fasciale.

È quindi caldamente consigliato rivolgersi a professionisti sanitari, perché se gli esercizi vengono mal eseguiti o non sono idonei allo stato di salute della persona, la diastasi potrebbe peggiorare, andando ad aumentare la distensione della linea alba. Anche in presenza di ernia, si consiglia di essere prudenti perché, se gli esercizi non sono eseguiti correttamente, l’ernia potrebbe peggiorare.

In ogni caso, se non si verifica un ritorno alle condizioni di partenza, come nel caso di una diastasi addominale post parto, o la distensione della linea alba presenta un’ampiezza maggiore di 3 cm, è possibile prendere in considerazione un trattamento di tipo chirurgico.

Inoltre, è utile ricordare che, se sei in sovrappeso, è consigliato seguire una dieta ipocalorica equilibrata prima di pensare ad un intervento chirurgico.

Esistono diverse tipologie di interventi chirurgici per il trattamento della distensione della fascia fibrosa del retto dell’addome.

Chirurgia correttiva

La chirurgia correttiva consiste nel riavvicinare le due porzioni del muscolo retto dell’addome mediante l’impiego di punti di sutura, generalmente a singolo o doppio strato e non riassorbibili.

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Solitamente viene effettuata un’incisione sulla parte bassa del bacino, orizzontalmente al pube. Mentre in caso di cicatrici pregresse, come quelle date da un parto cesareo, l’incisione può essere effettuata sulla vecchia cicatrice. Questo taglio permette sia di correggere la distensione ed assottigliamento della linea alba, che di rimuovere il tessuto adiposo.

Dopo l’intervento chirurgico, solitamente si mette un drenaggio che consente la fuoriuscita dei liquidi contenuti all’interno dei tessuti.

Addominoplastica

Attraverso l’operazione chirurgica di addominoplastica è possibile agire sia sulla disfunzione addominale, richiudendo la distanza che si è venuta a creare tra i due muscoli, sia sulla pelle in eccesso.

È possibile, infatti, che in alcune donne si formi una quantità variabile di pelle in eccesso, soprattutto dopo il parto, che in alcuni casi può arrivare a formare una raccolta sostenuta di tessuto adiposo e cutaneo chiamato “gembiule”.

Questo tipo di intervento chirurgico, quindi, garantisce un risultato sia funzionale che estetico, che la chirurgia correttiva da sola non potrebbe garantire, determinando una mancata soddisfazione del paziente.

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In questo caso, il medico di riferimento è il chirurgo plastico, che dopo un’attenta valutazione potrà decidere se intervenire tramite mini-addominoplastica o addominoplastica tradizionale.

La mini-addominoplastica viene riservata a pazienti in cui sia l’eccesso di tessuto che la diastasi sono localizzati principalmente al di sotto dell’ombelico. Questo genere di intervento è indicato per diastasi sotto ombelicali e non prevede il riposizionamento dell’ombelico che, per effetto della pelle trazionata in basso, potrebbe scendere di qualche cm dalla sua posizione naturale. Essendo minore l’area di tessuto scollato, è possibile quindi tornare alle attività quotidiane in tempi leggermente più rapidi rispetto ad un’addominoplastica tradizionale.

Se invece l’adipe in eccesso è posizionato anche al di sopra dell’ombelico è consigliabile ricorrere ad un intervento chirurgico di addominoplastica completo.

In entrambi i casi l’incisione è rappresentata da una linea arcuata tra le spine iliache passante per il pube, ovviamente più corta nel caso della mini addominoplastica.

Utilizzo delle reti (o mesh)

Mentre nei casi di diastasi severa ad alto rischio di recidive, o se i muscoli retti addominali sono sfibrati e poco resistenti, è consigliabile l’uso di reti (o mesh) di prolene o polipropilene, non riassorbibili o riassorbibili di rinforzo. Il posizionamento dei mesh può essere indicato anche nei casi in cui sia presente un’ernia mediana.

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I tipi di protesi utilizzati nella riparazione nelle ernie e diastasi della parete addominale sono principalmente divisi in tre gruppi:

  • sintetiche non assorbibili (ad esempio il polipropilene, molto leggero grazie alla sua struttura a maglie larghe);
  • sintetiche parzialmente o completamente riassorbibili;
  • biologiche parzialmente o completamente riassorbibili.

I materiali sintetici non assorbibili o parzialmente riassorbili, una volta impiantati nei tessuti, creano una reazione cicatriziale intorno agli stessi e perciò hanno un basso rischio di recidiva, ma rimangono comunque dei corpi estranei per l’organismo.

I tessuti biologici, al contrario, dopo l’impianto sulla parete addominale vengono sostituiti da un “nuovo” tessuto rigenerato che ha le stesse caratteristiche funzionali ed anatomiche di quello precedente.

Tuttavia, essendo un materiale innovativo, hanno costi elevati e soprattutto non ci sono ancora studi scientifici che possano dimostrare la loro efficacia a lungo termine.

Intervento mini-invasivo con laparoscopia

Laparoscopia

Se si ha poca pelle in eccesso o si desidera avere tempi di recupero più rapidi, è possibile procedere attraverso tecniche “mini-invasive” innovative di laparoscopia e di endoscopia effettuate anche con l’aiuto della robotica.

Nella chirurgia laparoscopica della parete addominale, si effettua, in genere, la cucitura della fascia dei retti con sutura posteriore. È un tipo di intervento che si esegue attraverso piccole incisioni nell’addome del paziente, di un massimo di 3 mm, per poter inserire gli strumenti di tecnologia visiva, quelli per cucire i retti addominali e, se serve, una rete.

Molti chirurghi posizionano una rete e ricuciono insieme la fascia dei retti, il che è più sicuro. Altri invece riavvicinano manualmente i retti addominali e posizionano la rete senza cucire la fascia dei retti. Tecnica che però ha un alto tasso di recidiva.

I vantaggi della laparoscopia con tecnica mini-invasiva sono molteplici:

  • decorso post-operatorio breve, generalmente in day-surgery o di una notte al massimo;
  • cicatrice piccola;
  • ritorno rapido all’attività fisica quotidiana;
  • assenza di posizionamento di drenaggi;
  • evita che si verifichino eventi di scollamento dei piani sottocutanei;
  • minore rischio di aderenze dei piani cutanei e della fascia addominale.

Subito dopo l’intervento, scompare il mal di schiena e la postura torna ad essere corretta perché i muscoli retti tornano a esercitare la loro funzione di sostegno del tronco e di contenimento degli organi interni.

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Spesso regredisce anche l’incontinenza, la nausea sparisce e il transito intestinale diventa regolare.
Inoltre, Il ripristino di una condizione estetica soddisfacente ristabilisce anche un nuovo benessere psicologico.

Dopo l’operazione è consigliato l’utilizzo per un mese di una fascia addominale e, trattandosi comunque di un intervento chirurgico, è necessario rimanere a riposo per alcune settimane ed evitare di fare sforzi o attività sportiva. Dopodiché, si può tornare alle normali attività sia quotidiane che sportive.

Per prevenire la diastasi addominale, il consiglio è di avere una vita attiva e seguire una dieta bilanciata in modo da mantenere il peso forma. Tuttavia, una condizione fisica ottimale pre-gravidanza non mette al sicuro dal rischio di incorrere in una diastasi addominale

In ogni caso, una condizione di sovrappeso o un'assenza di attività fisica e dunque di tonicità muscolare, in particolar modo a livello della parete addominale, sono fattori predisponenti che possono favorire l’insorgenza della diastasi addominale.

Proprio per questo, un corretto stile di vita quotidiano associato a un mantenimento costante del tono muscolare tramite semplici esercizi dei muscoli addominali possono essere fattori contrastanti per la lassità della parete addominale stessa.

Sport donna

In qualche caso, durante la gravidanza, potrebbe essere possibile diminuire il rischio di comparsa della diastasi dei muscoli retti addominali attraverso alcuni semplici accorgimenti. Innanzitutto, può essere utile adottare alcuni semplici accorgimenti posturali quando si cammina o ci si siede: schiena dritta e piedi ben appoggiati a terra.

Addome

Addome

L'addome o ventre o pancia è una parte che costituisce il corpo (o tronco) di un animale o persona, dove sono racchiusi i visceri (intestino, stomaco, fegato, pancreas e reni). La regione anatomica dove risiede l'addome è chiamata cavità addominale, ed è la più grande cavità dell'organismo umano, delimitata nella parte alta dal muscolo diaframma e dal margine inferiore delle costole è circondata da muscolatura robusta e protetta posteriormente dalla colonna vertebrale. L'addome è ricoperto dalla cute, al di sotto della quale si estendono il tessuto adiposo e i muscoli.

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