La calcolosi della colecisti, anche chiamata "colelitiasi" o “cistifellea”, è una delle più comuni patologie dell’ambito epatobiliare.
Per capire cosa sono i calcoli biliari occorre prima però spiegare cos’è la colecisti. La colecisti, anche conosciuta come cistifellea, non è altro che un organo a forma di pera posto nel margine inferiore del fegato. La funzione della cistifellea è molto importante perché raccoglie la bile prodotta dal fegato, in attesa che venga riversata nell’intestino attraverso i dotti biliari per permettere la digestione dei cibi, soprattutto di quelli particolarmente grassi.
La bile è un liquido denso costituito perlopiù da acqua, colesterolo, sali biliari e bilirubina. Quando uno di questi elementi prevale sull'altro e quindi non vi è un perfetto equilibrio, la bile diventa progressivamente sempre più densa e non riesce a scorrere bene all’interno dei tubicini che collegano la colecisti con il fegato provocando infiammazione della cistifellea, evento che può portare alla formazione di calcoli.
Questi ultimi sono quindi formati per effetto di sedimentazione della bile e si presentano come dei veri e propri “sassolini” formati da sali e colesterolo, le cui dimensioni possono variare da pochi millimetri a vari centimetri.
In particolare, esistono due tipologie di calcoli:
- la prima con una formazione principale di colesterolo (più frequente negli adulti);
- un’altra che ha invece la sua natura nella bilirubina, una delle sostanze di cui è composta la bile (più frequente nei bambini).
Molteplici sono le cause che possono favorire l’insorgenza di calcoli, e spesso le cause sono sconosciute.
È stato appurato che il sesso femminile ha maggiori probabilità di soffrire di problemi alla cistifellea rispetto a quello maschile: gravidanze, terapie ormonali e contraccettive, in risposta all’incremento della concentrazione di estrogeni, aumentano il colesterolo nella bile e pertanto rendono più facile la sua precipitazione.
Nello specifico, il rischio aumenta dall'8% in donne che hanno avuto una sola gravidanza al 18% in donne con più di tre gravidanze.
Con il passare del tempo e l'avanzare dell’età è possibile avere più problemi alla cistifellea perché con l’invecchiamento si perde la capacità di produrre acidi biliari in quantità sufficienti per sciogliere il colesterolo nella bile. Il rischio di sviluppare calcolosi della colecisti passa dal 5% intorno ai 30 anni a più del 25% negli over 60, ovvero 1 persona su 4.
Anche i fattori genetici possono influire perché i calcoli biliari sono ereditari: il rischio di calcoli alla cistifellea è più elevato nei figli di soggetti portatori della stessa malattia.
Ulteriori fattori di rischio per la formazione di calcoli sono rappresentati da comportamenti e stili di vita scorretti. Spesso di considera quale fattore di rischio una dieta eccessivamente ricca di grassi e zuccheri raffinati e povera di fibre poiché facilita l’accumulo di colesterolo nella bile, e quindi favorisce l’insorgenza dei calcoli stessi.
Tra le altre cause figurano sovrappeso e obesità: una persona obesa tende a secernere più colesterolo e meno sali biliari e ad avere un minore svuotamento della cistifellea. Per questo motivo lo sviluppo di calcoli nella colecisti, si verifica da 3 a 4 volte più frequentemente nelle persone obese rispetto a quelle normopeso.
Sempre in riferimento al peso possono provocare i calcoli biliari anche dimagrimenti eccessivi dovuti al digiuno che facilita la formazione di calcoli rallentando la motilità della colecisti, non consentendole di svuotarsi in maniera regolare e corretta.
Le persone che soffrono di diabete hanno probabilità molto elevate di contrarre calcoli biliari per via dell’aumento dei trigliceridi alti, ossia degli acidi definiti grassi.
Inoltre, esistono altre condizioni patologiche che predispongono lo sviluppo di calcoli, quali: malattie del fegato ed alcune rare malattie infiammatorie dell’intestino, come la colite ulcerosa ed il morbo di Chron.
Per la calcolosi della colecisti è difficile definire una familiarità perché può dipendere sia dal trasferimento di caratteristiche genetiche ma anche da comportamenti e abitudini di un interno nucleo familiare. Tuttavia, è sicuramente presente una predisposizione individuale a questo tipo di patologia.
Quindi risulta chiaro che avere dei familiari affetti da calcoli della colecisti, o che addirittura sono stati operati, aumenta il rischio di sviluppare la malattia. Probabilmente entrano in gioco fattori di tipo genetico, ma al momento non si hanno dati che possano confermare con certezza questa ipotesi.
I calcoli della colecisti sono un disturbo piuttosto diffuso che nella maggior parte dei casi non danno particolari disturbi e decorrono, quindi, in modo asintomatico. Infatti, in molti casi la cistifellea può non dare alcun disturbo e il suo riscontro avviene in seguito all’esecuzione di una ecografia dell’addome effettuata per altri motivi.
Altre volte però possono generare dei disturbi, i quali possono essere molto variabili:
- colica biliare, classica manifestazione della colecistite acuta, caratterizzata da dolori piuttosto importanti localizzati soprattutto sotto il costato destro e che interessano anche la regione centro-addominale o la parte posteriore vicino alla scapola destra;
- dolore addominale, tipicamente localizzato a livello della porzione sottocostale di destra che può irradiarsi a spalla, schiena e braccio. Questo tipo di fastidio dura intorno ai quindici minuti ma, in casi gravi, può continuare per ore o comparire durante il riposo notturno;
- disturbi digestivi legati ad una digestione lenta e ad un senso di peso allo stomaco che compaiono usualmente dopo i pasti;
- lingua amara e brutto sapore in bocca;
- nausea e vomito causati da una cattiva gestione degli acidi e da un accumulo di residui da parte della cistifellea;
- mancanza di appetito causata dalla pressione che esercita la cistifellea sullo stomaco;
- cambiamenti nella colorazione dell’urina che acquisisce una tonalità giallognola o marrone;
- febbre
- ittero, nel caso in cui ci sia un accumulo eccessivo di bilirubina che rimanendo nel sangue si insinua nei tessuti del corpo e negli occhi facendo acquisire alla pelle un colorito tendente al giallo;
- sonnolenza provocata da una cattiva e lenta digestione;
- pallore e aumento della sudorazione;
- diarrea;
- gonfiore e flatulenza.
Nota: circa il 60-80% dei portatori di calcoli alla cistifellea è asintomatico, di questi ogni anno il 3% diventerà sintomatico (20-40% in 10 anni). Un altro 5-18% richiederà invece una colecistectomia d'urgenza per complicanze legate alla presenza di calcoli.
La diagnosi di calcolosi della colecisti è una diagnosi clinica.
Dapprima è necessario condurre un’accurata anamnesi e storia familiare del paziente, per caratterizzare gli eventuali fattori di rischio o patologie sottostanti che possono indirizzare verso la diagnosi.
Durante la visita clinica, lo specialista presterà particolare attenzione alla valutazione dell’addome. Quasi costante è la presenza del segno di Murphy: il medico, spingendo con le dita sul punto cistico posto all’incrocio tra l’arcata costale di destra e la linea emiclaveare di destra, provoca un vivo dolore addominale, durante l’acme dell’inspiro.
Inoltre, la colecisti può divenire palpabile poiché lo stato infiammatorio determina una sua distensione (segno di Courvoisier-Terrier).
Ma per arrivare a una diagnosi certa, l’esame strumentale più indicato è l’ecografia addominale. Questo esame, semplice e poco invasivo, utilizza gli ultrasuoni per dimostrare la presenza o meno dei calcoli ed ha una sensibilità e specificità del 95%. Tant'è che molte volte questa patologia viene riscontrata occasionalmente in corso di esami eseguiti per altra motivazione.
Se l’ecografia è positiva e rileva la presenza di calcolosi, il paziente è sicuramente da studiare e valutare poiché i calcoli, anche se talvolta sono silenti, quando cominciano a dare disturbi, possono portare a condizioni più preoccupanti, come la colica biliare o la colecistite (infiammazione della colecisti.
In alcuni casi selezionati, la diagnosi può richiedere esecuzione di una colangio Risonanza Magnetica, nella quale la bile è utilizzata come mezzo di contrasto naturale per visualizzare nel dettaglio l’intero albero biliare, o di una TC dell’addome.
La calcolosi della colecisti è una condizione decisamente molto frequente che interessa soprattutto persone di età media, intorno ai 40-50 anni, ma anche più anziani.
La presenza dei calcoli della colecisti non vuol dire necessariamente accusarne i sintomi, anzi la maggior parte della popolazione è totalmente asintomatica. Molte più persone di quelle che immaginiamo presentano calcoli all'interno della colecisti: fino al 10-15% della popolazione è portatrice di calcoli della colecisti ma solo il 20-40% sviluppa i sintomi tipici della malattia.
In particolare, colpisce il 15% delle persone dopo i 40 anni ed è molto diffusa nella popolazione italiana: si considera ne sia affetta 1 persona su 10. Questa alta incidenza è anche la conseguenza dei mutamenti socio-economici che hanno portato a variazioni nella dieta, con aumentato consumo di grassi animali che sono una delle principali cause della formazione di calcoli.
Fino ad alcuni decenni fa, la calcolosi della colecisti era più frequente nel sesso femminile, molto probabilmente per via di un eccesso di estrogeni a seguito di gravidanza o per l’assunzione di pillole anticoncezionali.
Ma in tempi recenti si è assistito ad un progressivo aumento dell’incidenza della cistifellea nel sesso maschile, e ciò sembra essere dovuto ai cambiamenti nella dieta appena sovracitati.
Il trattamento della calcolosi della colecisti o cistifellea è fondamentalmente chirurgico e consiste nell’esecuzione di una colecistectomia tradizionale o in videolaparochirurgia, ovvero nell’asportazione della colecisti contenete i calcoli.
Come detto precedentemente, i calcoli si accumulano all'interno della colecisti per un difetto nel metabolismo della bile quindi l'unica possibilità è quella di asportare la sede di formazione dei calcoli, ovvero la colecisti.
Oggi l’intervento chirurgico viene effettuato quasi esclusivamente per via laparoscopica mininvasiva, ad eccezione dei casi in cui il paziente non sia un buon candidato per questo tipo di chirurgia (per esempio con grave insufficienza respiratoria o cardiopatia), per il quale sarà invece scelto un approccio laparotomico.
L’intervento chirurgico in laparoscopia vien eseguito introducendo nell’addome, attraverso una piccola incisione a livello dell’ombelico, una telecamera ad alta definizione che proietta le immagini su un monitor e attraverso altre due piccole incisioni dove vengono inseriti gli strumenti usati per l’intervento chirurgico.
La metodica chirurgica preferita attualmente è quella mininvasiva perché assicura una significativa riduzione del dolore post-operatorio e la ripresa risulta essere estremamente rapida. È un intervento che richiede un giorno di ricovero in ospedale e che permette di risolvere il problema definitivamente, senza poi dover seguire una terapia farmacologica di mantenimento.
Nel 90% dei casi, la vita dei pazienti che sono stati trattati con l’intervento chirurgico della colecistectomia, decorre senza complicanze post-chirurgiche. In solo il 5-10% dei casi si presenta la cosiddetta sindrome post colecistectomia che può durare da pochi giorni a qualche mese, a seconda del paziente e che comporta cattiva digestione e qualche dolore, ma che è trattabile e curabile con alcune procedure mediche.
Oltre alla terapia chirurgica sono disponibili diversi approcci che non prevedono alcun tipo di operazione. La terapia dissolutoria orale, per esempio, utilizza dei farmaci contenenti acidi biliari che possono aiutare lo scioglimento del calcolo.
Questo rimedio in genere necessita di un tempo di somministrazione del farmaco per un periodo piuttosto lungo (può variare dai 4-6 fino ai 12 mesi) e va bene solo se le dimensioni del calcolo non sono particolarmente elevate e solo se il dotto è libero e non ostruito dal calcolo stesso.
Ad ogni modo, il trattamento farmacologico, anche per i casi asintomatici, è consigliato quando il paziente è giovane, è malato di diabete o è immunocompromesso. Naturalmente, sarà il medico a prescrivere, se necessario, il trattamento farmacologico più idoneo per ciascun paziente.
Tuttavia, il trattamento medico della calcolosi della colecisti di per sé è poco efficace, con risultati spesso parziali o insoddisfacenti ed il trattamento elettivo per la calcolosi della colecisti rimane soltanto la chirurgia.
Poiché l'intervento per il trattamento dei calcoli della colecisti viene eseguito con una chirurgia mininvasiva, il paziente viene ricoverato per soltanto una notte interno della struttura ospedaliera e poi vieni dimesso. Una volta dimesso il paziente non deve mantenere nessun tipo di regime dietetico particolare, se non una dieta leggera per i primi due giorni post-operatori.
Per quanto riguarda la ripresa dell'attività fisica questa deve essere fatta con moderazione e in maniera progressiva, prevalentemente dopo una decina di giorni. Perché è vero che le incisioni sono molto piccole, ma una di queste è a livello dell’ombelico, che è una zona di debolezza della nostra parete addominale, e quindi bisogna che questa cicatrizzazione avvenga in maniera completa per evitare una successiva fuoriuscita di un’ernia.
Prevenire questo tipo di patologia non è semplice soprattutto se esiste una familiarità. Tuttavia, un adeguato stile di vita e una buona alimentazione sicuramente possono ridurre il rischio di formazione dei calcoli.
È importante ricordare che la dieta per i calcoli alla colecisti non è un regime nutrizionale curativo, bensì preventivo. Questo perché i cristalli solidi, una volta formatisi nella cistifellea, risultano totalmente insolubili e quindi irreversibili con il semplice intervento dietetico.
In primo luogo, non è necessario eliminare definitivamente i grassi dalla dieta perché questi, se assunti in una quantità non eccessiva, aiutano a svuotare la colecisti. In particolare, è utile sostituire i grassi saturi (di origine animale come burro, carne e latticini) con quelli definiti “buoni”, per esempio, l’olio extra vergine di oliva e quelli pieni di omega 3 dei quali è ricco il salmone, e diminuire al massimo l’assunzione di zuccheri semplici.
Anche la dieta vegetariana, e in genere la preferenza per le proteine vegetali rispetto a quelle animali, è stata segnalata come un fattore positivo nella prevenzione dei calcoli alla colecisti, in quanto le fibre presenti in alimenti come frutta e verdura aiutano a migliorare le funzioni digestive.
È utile inoltre ricordare che una buona alimentazione prevede innanzitutto un'adeguata idratazione.
Come specificato prima, anche un dimagrimento troppo esagerato e veloce può comportare la formazione di calcoli biliari. Nel caso in cui si desideri fare una dieta occorre dimagrire non troppo velocemente, non digiunare e non saltare i pasti.
Infine, anche l’attività fisica permette al corpo di espellere sostanze tossiche, accelerare il metabolismo e, diminuendo la presenza di colesterolo, aiuta ad evitare la formazione dei calcoli biliari.
Addome
L'addome o ventre o pancia è una parte che costituisce il corpo (o tronco) di un animale o persona, dove sono racchiusi i visceri (intestino, stomaco, fegato, pancreas e reni). La regione anatomica dove risiede l'addome è chiamata cavità addominale, ed è la più grande cavità dell'organismo umano, delimitata nella parte alta dal muscolo diaframma e dal margine inferiore delle costole è circondata da muscolatura robusta e protetta posteriormente dalla colonna vertebrale. L'addome è ricoperto dalla cute, al di sotto della quale si estendono il tessuto adiposo e i muscoli.