Si tratta di un tumore benigno iperfunzionante, la cui patogenesi sembra attribuibile, nella maggior parte dei casi, a una mutazione somatica del gene che codifica per il recettore del TSH, con conseguente attivazione costitutiva di questa proteina recettoriale in assenza del suo ligando naturale. Il nodulo è in genere ben capsulato e circoscritto dal parenchima circostante, può presentare zone emorragiche, e calcificazioni.
Oltre ai comuni esami di laboratorio (FT4, FT3, TSH), la diagnosi si fonda essenzialmente sulla tireoscintigrafia, che dimostra l’elettiva fissazione da parte dell’adenoma (nodulo “caldo”) con soppressione funzionale del parenchima extranodulare. Gli autoanticorpi anti-tiroide sono di solito assenti. L’ecografia, oltre a dimostrare la presenza del parenchima extranodulare, evidenzia la presenza di questo nodulo singolo, circondato da un alone ipoecogeno e con vascolarizzazione periferica.
Terapia medica
La terapia medica con tionamidi serve solo da preparazione al trattamento definitivo radiometabolico o chirurgico, perché è inevitabilmente seguita dalla recidiva dell’ipertiroidismo alla sospensione del farmaco. Un adenoma singolo (< 3 cm) può essere trattato con iniezioni intranodulari di etanolo al 95%: questo trattamento, che determina dolore transitorio e sensazione di bruciore, si associa a persistenza dell’ipertiroidismo in circa 1/3 dei casi e viene effettuato non frequentemente, soprattutto nei casi in cui il/la paziente rifiuta sia il radioiodio che l’intervento chirurgico.
Terapia con radioiodio
È indicata negli adenomi di piccole dimensioni (< 3,5 cm) o in caso di rifiuto dell’intervento chirurgico. Il pretrattamento con tionamidi deve essere sospeso tre settimane prima al fine di ottenere la completa soppressione funzionale del parenchima extranodulare.
Terapia chirurgica
La terapia dell’adenoma tossico è prevalentemente chirurgica e consegue ottimi risultati. L’emitiroidectomia rappresenta la terapia più efficace per i noduli caldi solitari della tiroide; è un intervento a bassa morbilità e consente, dopo accurata indagine istologica, di escludere il rischio, solitamente remoto, di carcinoma. Se l’adenoma è associato a segni clinici d’ipertiroidismo, è opportuno preparare il paziente all’intervento con farmaci antitiroidei. Ulteriori indicazioni sono gli adenomi tossici insorti su grossi gozzi, le recidive oppure l’età giovane della paziente. Solo in pazienti a rischio operatorio elevato ci si deve affidare alla cura radioisotopica.
Come per il Morbo di Basedow, non è attualmente possibile descrivere dei comportamenti di prevenzione dell’insorgenza della malattia che siano realmente efficaci. Ciò che è possibile suggerire oggi ai pazienti è di non trascurare tutti i sintomi correlati alla tireotossicosi (cardiovascolari, metabolici, della sfera psichica e della termoregolazione) e, qualora presenti, anche in modo insistente, sottoporsi subito a valutazioni specialistiche e strumentali mirate anche per le patologie della tiroide così da formulare una diagnosi precisa tempestivamente e la relativa impostazione di un percorso terapeutico mirato ed efficace. Non è infrequente che non vi sia, per i pazienti con diagnosi accertata e terapia impostata, una corretta adesione alle indicazioni formulate dai curanti; è quindi fondamentale, come comportamento di prevenzione, essere il più precisi possibile nell’assunzione dei farmaci e nella cadenza dei controlli strumentali e clinici. E’ ovvio, poi, come un corretto stile di vita che preveda un’alimentazione sana, l’astensione dal fumo di sigaretta e sostanze di vario genere e un adeguato mantenimento del ritmo sonno veglia.